Carabinieri gettavano stranieri nel fiume, trovato morto un marocchino

Maggio 2011. Un cadavere di un 25enne marocchino emerge dalle acque del fiume Frassine, a Montagnana nel Veneto.  Iniziano le indagini e le accuse ricadono su 4 militari che da tempo punivano gli immigrati ubriachi buttandoli nel fiume. Le vittime predilette erano un gruppo di marocchini senza fissa dimora che trovati ubriachi in giro per il Paese, a volte anche in atteggiamenti violenti, venivano prelevati e senza passare per la caserma, venivano obbligati a gettarsi nelle acque. Questi trattamenti speciali sono continuati per circa un anno finché il corpo di Abderrahman Salhi, il 25enne del Marocco, non è emerso dal fiume Frassine.

I carabinieri hanno affermato di non aver ucciso il giovane, una tesi avvalorata anche dalla relazione del medico legale Massimo Montisci, il quale ha detto che la data della morte non coincide con il 15 maggio. Ma le gravi accuse a carico dei carabinieri restano: sequestro di persona, violenza privata, omissione di atti d’ufficio.  La procura di Padova ha chiuso le indagini attribuendo ai militari sei casi di tuffo nel fiume, denunciati anche dagli altri stranieri.  I primi risalgono all’estate del 2010 e a farne le spese sono un immigrato noto come il “Monaco”, buttato nelle acque per ben due volte, e il suo connazionale “Fragolino”. Nel maggio 2011 “Fragolino” è di nuovo costretto a immergersi nel Frassine e ad aprile tocca a Abderrahman. Non si sa cosa sia accaduto realmente quel giorno,  la cosa certa è che il procedimento penale per omicidio colposo è sulla strada dell’archiviazione.

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