IL GIOVANE SLAVO CHE VOLEVA VIVERE SU UNA STELLA DELLA BANDIERA BLU

C’era una volta un giovane migrante, aitante e bello, in ottima salute e anche un pò militante, nato in Unione Europea.
Il giovane, per ragioni di guerra e politica internazionale di un decennio fa, si ritrova ad essere cittadino Croato, senza aver mai visto la Croazia che vuole trasferirsi in Italia.
Coraggioso e impavido, verrebbe da chiedersi o ambizioso e audace?
Essendo nato nella splendida terra degli Asburgo il giovane cittadino del mondo è sempre stato abituato a dipendere da un permesso di soggiorno valido a vita sul territorio nazionale ed un permesso di lavoro, invece da rinnovare ogni 5 anni ad un costo di 10 o 12 decine di euro.
Onesto no? Poco più di 20 euro all’anno per acquistare il suo diritto al lavoro in uno stato che gli ha dato il natale, che gli ha permesso di studiare e alla tua famiglia di stanziarsi, ma che in realtà non lo riconoscerà mai come proprio figlio o cittadino.
Certo che con un background da migrante è proprio da idealisti sognare una certa mobilità nella comunità europea, quella della bandiera blu con tutte le stelle che sventolano un futuro di integrazione e valori sociali, sugli sfondi bianchi dei cataloghi negli scaffali degli uffici di relazioni interculturale giovanili.
Diritto divino di nascita, su una di quelle stelle; questa è la democrazia che regola la mobilità giovanile in Europa.
Certo che il nostro baldo slavo poteva trovare una fanciulla tedesca o inglese invece che italiana, poteva accontentarsi di parlare quattro lingue invece che imparare la quinta.
Invece no, perché lui è il principe coraggioso, ardito e forte e segue la sua amata, cerca lavoro, si fa sfruttare in nero e poi vuole trovare il modo di essere un cittadino regolare in questo bel paese di integrazione col ministro degli interni leghista.
Sborsando di nuovo 17 decine di euro l’Austria gli rilascia un bel permesso di soggiorno a lungo periodo CE; ragione: FREIER ZUGANG ZUM ARBEITSMARKT.
Che ridere!! Esilaranti queste istituzioni che rilasciano certi tipo di documento! Libero accesso al mercato del lavoro, sarà uno scherzo, una cosa qualunque da scrivere su una bella targhetta colorata che fa sempre piacere portare nel portafoglio…a qualcosa servirà, prima o poi sicuro. Forse a tritare il sale…
Ma il giovane non si arrende e, sentito dire che qualcuno che desideri farti un contratto possa aiutare, trova lavoro in men che non si dica. Finalmente, lavoro legale e ben retribuito.
“Basta andare all’Ufficio immigrazione”, dice la questura, “e farsi rilasciare qualcosa che certifichi l’happy end”.
Ma come ogni storia che si rispetti ci vuole un colpo di scena. Deus ex machina.
Il giovane che voleva vivere sulla stella della bandiera blu assieme alla sua pulzella, deve prima di tutto imparare a giocare a ping pong se vuole vivere in Italia.
A pingo pong?? Eh si perché ora alla questura gli dicono che deve tornare alla Prefettura e farsi dare il Nulla Osta, anche se “non è certo il momento più giusto per lavorare in Italia” conclude il funzionario in servizio.
A cavallo delle sue scarpe da ginnastica il giovane torna alla Prefettura (e qui mi viene in mente quello delle storie tese quando diceva “terra dei cachi”) dove invece sostengono che non serve il Nulla Osta, perché il permesso di soggiorno CE c’è già e solo all’Ufficio Immigrazione possono sapere cosa fare.
⁃ Eccolo qui di nuovo, ancora sorridente e speranzoso, mentre scopre che innanzi tutto, imparate le basi del nuovo sport, gli serve una dichiarazione di presenza. Un foglio bianco scritto a penna dalla sua amata che auto-certifichi dove loro vivono. Forse questa funzionaria, cuore di mamma, ha pena le sorti del giovane slavo e decide di chiamare direttamente la Prefettura, pensando di scoprire di più attraverso il canale interno.
Alle volte è bello sentirsi aiutati, trovare qualcuno che ti dice “provo a fare qualcosa per te, visto che questo è il mio lavoro, la ragione per cui i cittadini di questo stato mi pagano lo stipendio”, invece di “non posso fare nulla, non c’è soluzione, torna al tuo paese se ce l’hai e non provare a sentirti senza nazione solo perché sei nato migrante”.
Un sospiro di sollievo, che si trasforma prima in una apnea, poi in un sussulto viscerale e alla fine in un contorcimento di emozioni e corpo.
Finalmente la sentenza della gentile funzionaria è indetta : anche se hai diritto di essere qui, di lavorare qui e vivere la vita che vuoi su questa stella, caro slavo, a seguito dei flussi di migrazione causati dalle primavere e rivoluzioni del Magreb il nostro amato ministro leghista ha bloccato, a tempo indeterminato, tutti i flussi di immigrazione straniera modificando il Testo Unico sull’immigrazione 286/98 con l’art.9 tre.
Ti prego ministro fa che i Visitors non rientrino in questa fascia, io che sono Italiana, voglio andare sulla nave madre.

Mafalda

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Fratelli Tunisini. Lo speciale di Presa Diretta

La rivoluzione in Tunisia, l’Europa che foraggiava il dittatore Ben Ali, anche con i fondi della cooperazione internazionale, e che oggi abbandona la giovane democrazia appena uscita dalle elezioni. Il sogno dei ragazzi partiti su una barca per l’Italia con l’idea di riscattarsi, e la disillusione dei tanti di loro che alla fine hanno deciso di tornare a casa. La disperazione dei genitori dei dispersi in mare, e la loro ricerca nei centri di identificazione e espulsione di mezza Italia. E infine le immagini dei pestaggi di Lampedusa del 20 settembre. Tutto questo nell’ultima puntata di Presa Diretta: Fratelli Tunisini. Ieri sera, 8 gennaio 2012, su Rai Tre l’hanno vista due milioni e mezzo di telespettatori, circa l’8,6% dello share. E da oggi è disponibile anche online. Il video integrale della puntata si può scaricare dall’archivio della Rai cliccando sull’hiperlink qui sotto. Passaparola.


FRATELLI TUNISINI

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Monti: prematuro dire no ai respingimenti

Mancano ormai poche settimane alla sentenza della Corte Europea dei diritti umani (Cedu) chiamata a giudicare l’Italia per il respingimento in Libia di 24 rifugiati politici eritrei e somali nel maggio 2009. Da due anni in molti si chiedono se una condanna della Cedu sara’ sufficiente a far cambiare le politiche italiane ed europee nel Mediterraneo. Una prima risposta c’e’ gia’ ed e’ delle peggiori. Me l’ha data il primo ministro italiano Mario Monti ieri mattina a Tripoli, durante la conferenza stampa con il capo del governo libico Al Kibb. “Mi sembra prematuro ipotizzare qualsiasi tipo di cambiamento delle politiche italiane di contrasto all’immigrazione clandestina, tuttavia il rispetto dei diritti umani rimane una priorita’ del governo italiano”. Un elegante giro di parole per dire che il nuovo corso delle politiche italiane in frontiera seguira’ il solco scavato dai Maroni e dai Berlusconi, e prima di loro dai Prodi e dagli Amato. Finita la guerra in Libia, l’Italia continuera’ a respingere in Libia le persone fermate in acque internazionali. E Finmeccanica riprendera’ quanto prima la costruzione del sistema elettronico di sorveglianza delle frontiere sud della Libia. Per adesso le traversate del Canale di Sicilia sono ferme da agosto, da quando con la liberazione di Tripoli hanno smesso di operare le milizie di Gheddafi che si occupavano degli imbarchi. Tuttavia la settimana scorsa un gruppo di circa 200 somali ha preso il largo da un tratto di costa tra Khums e Misrata, compresi 55 dispersi in mare in un naufragio. E’ il segno che le partenze per l’Italia potrebbero ricominciare. E con esse i respingimenti verso la Libia. Il che desta la massima preoccupazione anche nella Libia del post dittatura.

Poco importa se la Libia di oggi e’ decisamente migliore della Libia di Gheddafi, e si avvia alla costruzione di un solido stato di diritto. E poco importa se la maggior parte dei giovani che tentano di raggiungere Lampedusa non sono rifugiati politici ma ragazzi come noi in cerca di un futuro migliore. Perche’ se anche un giorno gli standard di detenzione in Libia superassero quelli italiani, e se anche un giorno a bordo di quelle barche non ci fosse nemmeno un rifugiato, i respingimenti in mare rimarrebbero comunque una pratica da condannare.

Perche’ nel villaggio globale del 2012, dove mobilita’ significa potere e identita’, l’ipotesi della criminalizzazione della circolazione nel pianeta e’ quasi blasfema. La liberta’ personale e’ un diritto inviolabile, di cui non si puo’ essere privati se non per aver commesso dei reati penali. E viaggiare non e’ e non puo’ essere un reato. Viaggiare non e’ una concessione che i potenti possono fare ai piu’ disperati in nome del loro spirito caritatevole e in memoria di vecchie carte di diritto sepolte sotto la polvere. Non serve essere stati torturati in carcere o fuggire da una guerra per avere diritto a spostare piu’ in la’ il proprio sguardo. A maggiore ragione in un mondo globalizzato. Soprattutto visto che la liberta’ di circolazione, dove applicata ha dato ottimi risultati.

Parlo dell’esperienza con l’Europa orientale. L’Unione europea ha eliminato i visti e liberalizzato la circolazione con i cittadini di Romania, Polonia, Bulgaria, Slovacchia, Montenegro, Albania… Perche’ non fare altrettanto con i paesi del sud? Se i governi europei cercano soluzioni, sperimentino nuove forme di mobilita’ attraverso la semplificazione dei visti e il sostegno della mobilita’ anche con i paesi mediterranei e africani, anziche’ continuando a finanziare nuove galere dove arrestare chi prova a cercare se stesso oltre il proprio orizzonte.

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Mare chiuso. Un nuovo film contro i respingimenti

Dopo Come un uomo sulla terra, il nuovo film di Andrea Segre, questa volta in coppia con Stefano Liberti. Il tema e’ lo stesso. I respingimenti in alto mare verso la Libia effettuati nel 2009 dal governo italiano. Due anni dopo, la guerra in Libia ha sospeso le operazioni della Marina militare italiana e allo stesso tempo ha spinto decine di migliaia di lavoratori africani a lasciare la Libia cercando rifugio nei paesi vicini. Andrea e Stefano hanno cominciato da li’. Dai campi profughi allestiti dall’Unhcr in Tunisia. E sono andati a cercare i respinti. Per raccontare come la politica italiana abbia segnato la loro vita. Tra carcere, violenze, fughe, ma anche tenacia e speranza. Quella di chi ce l’ha fatta nonostante tutto. E quella di tutti noi che attendiamo con ansia la pronuncia della Corte europea dei diritti umani proprio sui respingimenti del 2009. La sentenza e’ attesa per meta’ marzo. Il film uscira’ subito dopo. La prima e’ annunciata per il 20 marzo. Questo e’ il trailer. Iniziamo a farlo girare. Per prenotare una proiezione, scrivete a distribuzione@zalab.org

MARE CHIUSO

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Amnesty International

10 gennaio 2012

E’ destinata a noi tutti, che mai avremmo potuto prevederla o sospettarla, l’allarmante verità rivelata dai migliori amici dell’umanità: il bilancio della Primavera Araba all’inizio del 2012 nel Nord Africa è deludente. In Tunisia sul piano dei diritti umani le cose procedono ancora lentamente; in Libia procedono più o meno come prima, e le nuove autorità non sembrano in grado di impedire una replica delle violazioni dei diritti umani tipiche del vecchio sistema di potere; in Egitto il Consiglio Supremo delle Forze Armate al potere si è reso responsabile di abusi persino peggiori di quelli dell’epoca di Mubarak. Insomma, le rivoluzioni si sono rivelate mezze rivoluzioni. Rivoluzioni tradite. Bisogna perciò che le potenze internazionali e i governi della regione le portino a compimento. Fino in fondo. Sono completamente d’accordo. E aggiungo: è da troppo tempo ormai che non si vede più la ghigliottina sfoderare tutta la sua democratica, liberatrice, livellatrice, fraterna, e geometrica potenza.

 

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Immigrazione: Presidenza Ue,politica comune asilo entro 2012

Obiettivo prioritario per danesi, alla guida primo semestre.

– BRUXELLES, 09 GEN – Armonizzare le politiche di asilo fra i 27 e stimolare la solidarieta’ a livello Ue sul fronte immigrazione entro il 2012: sono questi gli obiettivi del sistema comune di asilo europeo, fra le priorita’ d’azione della nuova presidenza di turno dell’Ue, guidata dalla Danimarca.

Copenaghen lo afferma chiaramente nel suo programma di lavoro per i primi sei mesi dell’anno: ”la presidenza danese cerchera’ di portare i negoziati e le leggi del pacchetto sull’asilo il piu’ avanti possibile”. Lo scopo della Danimarca e’ quello di mantenere l’impegno degli Stati membri e riuscire a ”finalizzare il sistema di asilo comune europeo entro la fine del 2012”. Sotto la presidenza danese proseguira’ inoltre il lavoro per prevenire e combattere l’immigrazione illegale, rafforzare il sistema di Schengen e l’efficienza dei controlli ai confini esterni dell’Ue. Le politiche sui visti e sui rimpatri, scrive la nuova presidenza di turno dei 27 ”saranno gli elementi chiave di una politica su asilo e immigrazione ben gestita, nel rispetto della dignita’ umana”. (ANSAmed)

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Accoglienza migranti, la rete gestita dalla Protezione civile costa 700 milioni nel 2011

Viene finanziata con l’aumento delle accise sulla benzina. Oltre 22 mila i profughi ospitati con quote ripartite fra le Regioni. Emergenza prorogata di un altro anno. Pria: “Ripercussioni per i prossimi due anni”

 

ROMA – La rete di accoglienza straordinaria con le Regioni gestita attraverso la Protezione Civile con l’emergenza profughi dal Nord Africa costa per il 2011 un totale di 700 milioni di euro finanziati con il sistema dei fondi per le emergenze, vale a dire con l’aumento delle accise sui carburanti. Di questa cifra, 500 milioni sono già stati stanziati e il resto deve ancora arrivare. Sono i numeri forniti da Fabrizio Curcio, direttore generale per la Gestione delle emergenze alla Protezione Civile, nel corso del suo intervento alla presentazione del Rapporto annuale del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) 2010 – 2011.

L’emergenza Nord Africa, inizialmente stabilita con decreto del presidente del Consiglio, l’ex premier Silvio Berlusconi, fino al 31 dicembre prossimo, è stata ulteriormente prorogata di un altro anno, fino al termine del 2012, da un altro decreto del 6 ottobre scorso. “Questo piano di accoglienza dei migranti con la Protezione Civile che nasce dall’intesa con gli enti locali, è indubbiamente un’accoglienza diversa dal sistema Sprar che è collaudato nel corso degli anni” afferma il prefetto Angela Pria, capo dipartimento per Le libertà civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno. “Sono convinta che dobbiamo fare di più – continua – Il rapporto Caritas lo pone come una terza via rispetto a quelle che noi conoscevamo (Cara e Sprar, ndr.). Vista la proroga dell’emergenza a tutto il 2012 dobbiamo fare in modo di non essere impreparati, questo lo dico a proposito di una notazione fatta dal rapporto Caritas che immagina e prevede una ripercussione nel nostro Paese per i prossimi due anni”.

Non sono ancora disponibili i 9 milioni di euro previsti lo scorso 21 settembre per ampliare la ricettività dei posti Sprar. “Ne avremo la disponibilità all’inizio del 2012 – spiega Pria parlando delle risorse a disposizione – A seguito dei tagli, il mio dipartimento ha avuto un abbattimento di 90 milioni di euro, ma con una riprogrammazione del fondo europeo per i rifugiati, risorse straordinarie che l’Europa ci ha dato, abbiamo programmato un aiuto per le commissioni territoriali che esaminano le domande d’asilo e hanno bisogno di interpreti e mediatori culturali.Con i tempi lunghi, molti richiedenti abbandonano e non aspettano l’esito della commissione che si pronuncerà sulla loro richiesta. La conversione dei permessi di soggiorno umanitario è un’altra possibilità. Credo faremo di più, sempre che le risorse ci facciano andare avanti”.

Secondo il prefetto “bisogna inoltre monitorare perché ci sono tante fughe fra i minori, certo c’è la voglia di indipendenza che i giovani manifestano, molti arrivano già con una meta e numeri di cellulari da contattare, vogliono raggiungere parenti. Questo va benissimo purchè non vadano a finire nelle mani di organizzazioni criminali”.

Il piano di accoglienza per i migranti attuato con l’emergenza è “encomiabile” secondo Riccardo Clerici, responsabile progetto Praesidium, Unhcr. “Questo perché è stata data una risposta unitaria fra governo, ministeri, regioni e società civile- spiega – Con l’intervento di protezione civile c’è stata una svolta logistica per il trasferimento delle persone che arrivavano a Lampedusa. Sono stati accolti            oltre mille progetti in 900 comuni. Le proporzioni sono sette –otto volte le dimensioni dello Sprar che lavora da oltre dieci anni”. A fine luglio la Protezione civile ha creato un gruppo monitoraggio e assistenza (Gma) da cui emergono i problemi di questa rete di accoglienza. “C’è un’eterogeneità delle convenzioni regionali, è consigliabile un coordinamento nella fase di conversione delle convenzioni – continua Clerici – il monitoraggio dei soggetti attuatori deve essere rafforzato per l’effettivo godimento del diritto all’accoglienza per tutte le persone ospitate”. Questi i risultati del monitoraggio, riportati dal responsabile di Praesidium: “In più della metà dei casi, i servizi alla persona, come l’informativa legale, non sono erogati, c’è poi una fascia di progetti critici che abbiamo segnalato e una fascia legata allo Sprar di progetti virtuosi già proiettati all’integrazione”. Il piano ha dato accoglienza in breve tempo a un grosso numero di persone, buone prassi stanno nascendo sui territori, sono essenziali cabine di regia. (raffaella cosentino)

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ACCESSO NEGATO ALLE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE A 150 MIGRANTI SBARCATI A BARI

ROMA- 25 ottobre 2011 – L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e Save the Children – che dal 2006 operano come partner nell’ambito del progetto Praesidium finanziato dal Ministero dell’Interno – esprimono la propria viva preoccupazione per non aver potuto incontrare i 150 migranti sbarcati a Bari dopo essere stati intercettati a largo delle coste pugliesi. Di questi infatti, 71 sono stati rimpatriati senza alcun contatto con le organizzazioni partner, le quali avevano richiesto di poter incontrare i migranti a conclusione delle attività ispettive e di identificazione, prima che fossero adottati provvedimenti sul loro status giuridico ed eventuali misure di allontanamento dal territorio italiano.
Tale richiesta era finalizzata all’individuazione di soggetti particolarmente vulnerabili, come minori erroneamente riconosciuti maggiorenni o richiedenti protezione internazionale.
La situazione risulta inoltre particolarmente grave considerando che, in base alle testimonianze rese da cinque migranti non rimpatriati e trasferiti nel CIE di Bari, la quasi totalità del gruppo sembrerebbe appartenere alla minoranza copta.
Non è la prima volta che accadono episodi di questo genere. Nel corso dell’ultimo anno, alle organizzazioni del progetto Praesidium è stato sistematicamente negato l’accesso ai migranti provenienti dall’Egitto che sbarcano in Puglia, Calabria e Sicilia. In tali casi il divieto è stato motivato con esigenze legate alle indagini e alle procedure d’identificazione. Di fatto però, l’accesso non è mai stato consentito neanche a conclusione delle suddette attività. Tali esigenze non sono invece mai state sollevate a Lampedusa dove, nel corso dell’anno, sono stati registrati oltre 50.000 arrivi.
L’UNHCR, l’OIM, e Save the Children operano in Puglia  nell’ambito del progetto Praesidium, con l’obiettivo di fornire informazioni e orientamento a coloro che arrivano via mare, individuare gruppi vulnerabili quali richiedenti asilo, minori non accompagnati e vittime di tratta e di rafforzare le capacità di accoglienza. Il mancato accesso ai 150 migranti risulta quindi non conforme alle modalità operative dello stesso progetto. In cinque anni di attuazione, il progetto Praesidium ha contribuito ad una gestione trasparente dell’accoglienza dei migranti e dei richiedenti asilo giunti in Italia attraverso il Mediterraneo.
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Ventimiglia Dèjà Vu

Mentre la Liguria e mezza Italia sono coinvolte in alluvioni e straripamenti, l’eternamente soleggiata Ventimiglia, forse più francese che italiana, si distingue anche a  fine novembre per giornate assolate e cieli azzurri.

20 gradi di giorno e 15 di notte, una vera oasi del bel tempo e  della natura incantevole, non a caso meta di villeggiatura invernale di zar russi e nobili europei sin dal 700.

Come un Dèjà vu, la stazione di Ventimiglia da dieci giorni è ritornata ad essere l’alloggio di alcuni tunisini, mentre la vita della gente di frontiera continua nonostante l’impasse touristique.

Maher, un giovane tunisino da aprile sul territorio italiano, ci racconta che nell’ultima settimana alcuni connazionali, rientrando in Francia dopo un breve soggiorno in Italia per il rinnovo dei documenti, sono stati fermati, identificati ed espulsi dalle autorità francesi di frontiera. Altri, per rinnovare il permesso di soggiorno per altri sei mesi presso le questure italiane, hanno lasciato il lavoro (in nero) e la Francia, sicuri di poter rientrare entro alcuni giorni.  Lui stesso, domenica scorsa, è stato arrestato sul treno in viaggio da Ventimiglia a Parigi, trattenuto per 4 ore e riaccompagnato dalle autorità al confine, senza spiegazioni se non che i documenti rilasciati dallo Stato Italiano a questi cittadini nordafricani non vengono riconosciuti dagli Stati Schengen.

Per le stesse ragioni e con le stesse modalità altri 3 dei migranti oggi alla stazione di Ventimiglia, nonostante da tempo vivessero a Nizza, sono stati fermati in territorio francese e deportati in Italia nel giro di qualche ora, senza poter avvisare le famiglie , né i datori di lavoro, come cittadini in possesso di documenti irregolari.

Sapevamo già tutti, da mesi, che quelli che avevano ottenuto il permesso di soggiorno per ragioni umanitarie dallo Stato Italiano, avrebbero incontrato ben presto delle difficoltà a trattenersi sul territorio italiano ed ancor più su quello europeo e  delle tremende restrizioni per quel che riguarda la capacità di lavoro.

Queste favolose e coloratissime carte rigide, con tanto di ologrammi e fotografia, non permettono né di lavorare né di viaggiare, semmai a chi è più fortunato, permettono l’accesso a un centro di accoglienza.

La fabbrica dei clandestini è sempre al lavoro. Ufficialmente dall’Europa viene riconosciuto il diritto di migrare agli abitanti del nord Africa  a causa di una gravissima crisi economici e politica, che per qualche nostro politico forse sono cause decadute con l’esilio del dittatore Ben Ali. Come se in Tunisia la disoccupazione fosse stata risolta dalle ultime elezioni e come se tutti i Gap della democrazia fossero stati colmati in pochi giorni.

In Italia intanto, dietro la facciata dell’accoglienza misericordiosa e costosissima, si celano zero opportunità di vivere e lavorare come normali essere umani.

I  nostri vicini di casa continueranno a lasciare  le loro famiglie e abitudini, le loro terre e luoghi d’origine perché essere sfruttato in Tunisia significa guadagnare dai 50 ai 200 euro al mese, che indipendentemente dal differente costo della vita, sono insufficienti a costruirsi un futuro e studiare all’università è pressoché impossibile per un comunissimo studente medi.

Si potrebbero aprire moltissime discussioni sulle politiche di accoglienza ed integrazione attuate dal nostro governo, ma quello che viene più semplice fare, di fronte al disagio che i migranti si trovano ad affrontare sul territorio italiano ed europeo è sollevare un dissenso di fronte al disagio ed alla grande discriminazione che il sistema li porta ad affrontare.

Per questi uomini e ragazzi di nazionalità tunisina, che sono in Italia dal Marzo scorso,  non sono chiare le modalità da seguire  per essere dei normalissimi abitanti e lavoratori. Come liberarsi dall’incertezza, dai difetti burocratici, dalle forze dell’ordine che ci riportano all’epoca feudale, dai rimpatri forzati  dai CIE, dalle notti alla stazione e dalla Polizia che ti sequestra le poche coperte che qualche cittadino ti avevano regalato.

Nelle testate giornalistiche locali questi giorni dei migranti che pernottano a Ventimiglia vengono descritti con nessuna esattezza sui fatti e sui dati e messi sempre in relazione alla criminalità, come atti a discriminare e discreditare la popolazione tunisina che vive nel nostro paese e a giustificare la macchina dei rimpatri forzati e della detenzione nei CIE, senza esplicitare che criminalizzando la clandestinità, ogni cittadino solo perché sbarcato a Lampedusa è passibile di espulsione.

Rispetto a questi articoli

http://www.ponenteoggi.it/categorie/leggi-articolo/argomento/cronaca/articolo/ventimiglia-risse-tra-tunisini-in-stazione-il-problema-continua-e-aumenta.html#.TtNieErfZBY

http://ventimiglia.ponenteoggi.it/categorie/leggi-articolo/argomento/cronaca/articolo/ventimiglia-risse-tra-tunisini-in-stazione-il-problema-continua-e-aumenta.html#.TtNju0rfZBY

ho trovato una situazione completamente diversa in stazione, i giovani che si trovavano la erano fra i 15 e i 20, nessuno nelle 48 ore in cui mi trovavo la era ubriaco e soprattutto era tutti decisamente disperati, sull’orlo delle lacrime a causa della vita che conducono dal giorno che sono entrati in Italia la prima volta.

Se per qualcuno rientrare in Tunisia sembra la via più semplice, per altri la vergogna e la paura di rientrare in patria senza poter restituire il denaro prestato, non sempre da familiari o amici, è un deterrente tale da far preferire la vita fra la strada, la stazione ed un pasto in sacchetto della Caritas. Se per qualcuno di noi dormire in strada senza lavarsi è una caratteristica tipica dell’immigrato, nessuno dei tunisini che ho conosciuto in questi mesi ha mai vissuto in tale situazione al suo paese e mai si sarebbe aspettato di farlo in Europa.

Purtroppo sulle stampe liguri queste sono le notizie che circolano, strumentalizzando  la difficile situazione e diffamando un intero popolo per ottenere consensi fra la popolazione più nazionalista.  Essere uno straniero in Italia senza grossi capitali alle spalle, indipendentemente dal grado di educazione, è una delle condizioni più umilianti e difficili, in cui nonostante la dedizione al lavoro, alla famiglia e la ricerca continua della regolarizzazione legale della propria vita si può venire rinchiusi e deportati per difetti burocratici o amministrativi.

 

http://www.padania.org/padania/immigrazione/126049-fermati-tunisini-irregolari-tra-ventimiglia-e-sanremo.html

http://www.ponenteoggi.it/categorie/leggi-articolo/argomento/cronaca/articolo/ventimiglia-fermato-tunisino-infastidiva-clienti-di-un-bar.html#.TtNzdkrfZBY

http://www.riviera24.it/articoli/2011/11/22/122194/fermati-tunisini-irregolari-tra-ventimiglia-e-sanremo

Mafalda Quino

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Bari, soccorso barcone con 171 migranti

BARI – Sono 171 i migranti giunti nella notte al porto di Bari, 54 sono minorenni. Del gruppo – tutti uomini e ragazzi – fanno parte cinque somali, tutti gli altri sono egiziani. Le persone che hanno avuto bisogno di ricorrere a cure mediche sono state sette, per lo più per problemi di ipotermia: tutti e sette sono stati condotti al Policlinico di Bari. In porto, i militari della polizia di frontiera, guardia di finanza e guardia costiera hanno ancora in corso l’iter finalizzato a individuare gli scafisti. La segnalazione del barcone al largo delle coste di Bari era giunto nella tarda serata di ieri: raggiunto con motovedette da guardia di finanza e guardia costiera, era stato scortato siono alla banchina. L’ imbarcazione è di circa 30 metri e batte bandiera maltese.

Risale al 24 ottobre scorso l’ultimo consistente sbarco di immigrati sulle coste baresi. Allora furono 151 i migranti partiti dalle coste egiziane bloccati dopo un inseguimento in mare compiuto da motovedette della Guardia di finanza e della Guardia costiera. Dei migranti giunti allora, 114 immigrati furono rimpatriati il giorno dopo, i 68 minorenni che erano a bordo dell’imbarcazione furono trasferiti in centri di accoglienza di Campania e Sicilia. I 10 scafisti individuati a bordo di quell’imbarcazione sono stati condannati ieri a otto anni di reclusione con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravata dal numero di persone e dalla presenza di minori, e resistenza a nave da guerra.

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